Storia

La musica gregoriana si deve ad Ambrogio di Milano mentre a Gregorio si deve l'istituzione della prestigiosa Schola cantorum. Fino ai secolo IX-X la notazione avveniva senza rigo (campo aperto) poi per superare le difficoltà interpretative fu aggiunta la notazione alfabetica dal monaco Ubaldo (X secolo) e da Ermanno di Reichenau (XI secolo). Il progresso diastematico fu impresso da Guido D'Arezzo nel XI secolo (la diastemazia è la scienza che studia gli intervalli). Il sistema di notazione guidoniano è costituito da lettere chiavi, colore delle linee e la guida. Davanti alle linee del rigo, per determinare con certezza il valore delle note, Guido pose delle lettere alfabetiche corrispondenti alle note. Affinché poi risaltasse subito all'occhio la posizione dei semitoni le righe furono colorate di rosso (FA) e di giallo (DO). Come terzo elemento di precisione, Guido pose un segno alla fine del rigo per avvisare il cantore che, giunto al termine del rigo, non si trovasse di fronte ad una nota sconosciuta ma alla stessa nota del rigo seguente in valore tonale (guida). La diastemazia nacque in Italia nel IX secolo. Si iniziò prima con lo scrivere le note in pergamena secondo una linea ideale poi nel X secolo si passò a tracciare una linea a secco che indicava il LA o il FA, infine, nel XII secolo fu aggiunto il tetragramma. Degli iniziali 6 versetti dell'inno a San Giovanni Battista, Guido d'Arezzo ricavò le prime 6 note della scala diatonica: UT-que (dal 1673 DO), REsonare, MIra, FAmuli, SOLve, LAbili. Poi nel 1482 Bartolomeo Ramis de Pareja prolungò l'esacordo sino all'ottava aggiungendo il SI.

La notazione nel canto gregoriano si chiama “neumatica”, dal greco “neuma” che significa “cenno”, dato che anticamente la musica veniva accompagnata dal cenno della mano e del capo (la cheironomica è il metalinguaggio delle mani). Il maestro dirigeva il coro con cenni e movimenti delle mani indicando il movimento melodico. Questi movimenti chironomici furono scritti e furono chiamati “neumi” che i latini poi chiamarono “onte” per indicare i gesti o gli accenti dell'oratore. Anticamente la scrittura musicale era priva del rigo e veniva scritta in campo libero con questi “cenni” che indicavano per sommi capi la melodia già precedentemente imparata a memoria. I segni per indicare l'emissione dei suoni sono il rigo, le chiavi e le note. Il rigo è l'insieme delle linee e degli spazi dove appaiono le note e serve ad indicare la differente altezza dei suoni. Il canto gregoriano utilizza il rigo a 4 linee (tetragramma). Ulteriori linee addizionali possono apparire sopra o sotto il rigo per estendere la melodia. Le chiavi sono segni convenzionali posti sul rigo che precisano il valore di una determinata nota dalla quale derivano i valori di tutte le altre. Il canto gregoriano utilizza le chiavi di DO e quella di FA.

Il neuma è un gruppo di note la prima delle quali è di fatto la principale e quindi generatrice di quelle che seguono. Nell'esecuzione la prima nota ha un impulso generatore mentre le altre devono scaturire da essa e fluire senza alcun altro impulso. Salvo i casi di puro vocalizzo (melisma), il neuma è in funzione della parola alla quale è apposto e che quindi deriva il valore espressiva dalla parola stessa ovvero dalla sillaba. Ne consegue che il neuma non indica solo la successione di suoni alti o bassi ma anche il valore ritmico, agogico e stilistico. Si comprende così che il canto gregoriano è una simbiosi verbale-melodica in quanto la parola vive di musica perché è il canto che prega. I neumi possono essere semplici se esprimono una sola nota e composti se esprimono combinazioni di più note.

Neumi semplici

Punctum quadratum: è il neuma più elementare, insieme alla virga, utilizzato nel canto gregoriano e corrisponde ad una nota isolata.
Punctum inclinatum: è una forma in losanga utilizzato nella notazione quadrata gregoriana dei neumi composti quindi in posizione non isolata.
Punctum liquescens: rappresentata mediante un quadratino più piccolo. Generalmente questa nota viene posta alla fine del neuma e ne cambia il nome.
Virga: La virga (dal latino bastone) è un neuma elementare, insieme al punctum, utilizzato nel canto gregoriano. Nella notazione quadrata è dotata di una coda verso il basso.
Apostrofa o strophicus: ha la forma di un piccolo uncino che ha la stessa origine etimologica dell'apostrofo moderno. Si può pensare che indichi una piccolissima variazione di altezza, forse inferiore al semitono.
Pressus: è l'incontro di 2 note all'unisono (stessa sillaba) delle quali la prima appartiene al neuma precedente e la seconda la neuma seguente purché la seconda nota non abbia un ictus (non sia staccata facendo unione col neuma seguente); è formato dall'apposizione di una nota isolata all'unisono davanti ad una clivis (neuma di 3 note soltanto). L'intensità del pressus dipende dalla posizione del pressus stesso a seconda se la melodia sta crescendo o decrescendo.
Oriscus: termina e chiude un neuma o un gruppo di neumi. L'esecuzione è leggera e, se si trova all'unisono nella corda di FA, la nota che lo precede può essere cantata un mezzo tono più basso (effetto retroattivo).
Quilisma: il nome deriva dal greco “kulisma” che significa “volto, rotolo” ed è una nota dentellata al centro di un movimento ascensionale che non si trova mai sola ma preceduta da una o più note. Il valore del quilisma è di un tempo primo come tutte le altre, quindi, non deve essere mai abbreviata o accelerata. L'effetto è rertroattivo perché prolunga leggermente la nota e le note che lo precedono. Se è preceduta da una sola nota questa viene prolungata e vibrata come se avesse l'episema ed ha sempre l'ictus ritmico mentre la nota quilismata non riceve mai l'ictus ma se è preceduta da 2 note, sono entrambe prolungate. Se è preceduta da 3 note (climacus, torculus o porrectus) sono tutte ritardate e l'ictus ritmico cade sulla prima e sulla terza nota. Se il quilisma appare all'unisono con la nota che la precede, il quilisma viene eseguito con una leggera ripercussione in levare.
Ciascun neuma vale un tempo primo ed indivisibile (120-160 del Metronomo maelzel). Un punctum corrisponde al valore di una sillaba. Pertanto se la sillaba, cui è apposta la nota, è accentuata, allora anche la nota deve risentire dell'accento.

Neumi composti

Pes o podatus: deriva dall'accento anticirconflesso ed è costituito da 2 note, una più alta dell'altra, in movimento ascendente, per cui si canta prima la nota bassa e poi quella alta. Il pes può essere modificato in pes quadratus che ha la prima nota leggermente appoggiata e prolungata per mezzo di un episema orizzontale (–) e in pes quassus che ha il primo suono più lungo del quadratus ed è tradotto nella notazione con 2 note ( ). Quando il Pes viene annotato con l'episema verticale sulla seconda nota ed è seguito da una virga, questa seconda nota viene prolungata come per il salicus di fatto però non è un Pes + Virga ma un scandicus. Quando poi il Pes si trova in fine di un inciso o di una frase, tutte e due le note sono duplicate con il punto a causa della cadenza a forma conclusiva.
Clivus: deriva dall'accento circonflesso (˄) ed è composta da 2 suoni in movimento discendente per cui si canta prima la nota altra e poi quella bassa. Viene chiamata anche “flexa” o “clinis” che indicano discesa nella melodia, inflessione, inclinazione. La clivis in genere è breve ma può avere a volte la prima nota prolungata o anche tutte e 2 le note sia con episema orizzontale sia col punto. Nelle finali di incisi e di frasi la clivis riceve il punto di prolungamento in tutte e due le note ovvero l'episema orizzontale secondo che il seguente inciso o la seguente frase siano ripresi più o meno di seguito o con una certa pausa. Qualora invece la clivis fosse non finale ma di portamento melodico, allora viene prolungata soltanto la prima nota come finale di cadenza e non la seconda che invece serve a collegare il precedente inciso con l'inciso seguente.
Apostrofa-Distrofa-Tristrofa: detto anche “neuma di ornamento” perché aggiunge un neuma alla nota eccetto quando l'apostrofa è usata duplicata o triplicata in qual caso indica suoni leggeri ed oscillanti con un vibrato ed ondulato della voce, cosa quanto mai difficile in certi cori per cui si preferisce l'esecuzione con un leggero crescendo o decrescendo ripercuotendo la prima nota in ciascun gruppo di distrofa o tristrofa. Ogni gruppi di 2 distrofe o tristrofe riceve il suo ictus ritmico e quindi il suo impulso iniziale sempre sulla prima nota.
Virga-Bivirga-Trivirga: la virga deriva dall'accento acuto grammaticale (ˊ) il cui valore non differisce dal punto semplice. Se la virga è accompagnata dall'episema orizzontale non è mai raddoppiata ma indica una sfumatura di arrotondamento, un leggero allargamento del tempo semplice. La virga ha il raddoppiamento di valore solo quando è puntata. Quando ci sono 2 o3 punctum soprassegnati da episemi verticali, quasi sempre non si tratta di distrofa o tristrofa ma di bivirga e trivirga quindi di suoni ripercossi con maggiore vibrazione vocale. Generalmente quando troviamo un gruppo di 2 punctum quadrati su di una sola sillaba si tratta non di distrofa ma di bivirga.

Neumi composti da 3 note

Torculus: è un neuma composto da 3 accenti grammaticali: grave-acuto-grave. La nota centrale è il suono più acuto e quindi più elevato (cd. pes flexus). Quando il torculus precede immediatamente il quilisma, oltre ad avere il suo ictus ritmico sulla prima nota ne prende anche un altro sulla terza e tutte e tre le note del torculus sono leggermente ritardate; quando la nota centrale è episemata riceve anche l'appoggio ritmico.
Porrectus: è un neuma composto da 3 accenti grammaticali: acuto+grave+acuto. La nota centrale è il più grave e più bassa (cd. clivis resupina). Il porrectus sebbene abbia soltanto 3 note di fatti ne ha 2: la prima all'inizio della fascia e la seconda alla fine di essa.
Tristrofa: vedi supra.
Trivirga: vedi supra.

Neumi composti da 3 o più note

Scandicus: sono suoni, come prolungamento del Pes, di tipo ascendente che vanno ben ritmati; se sono ascendenti con 3 note unite e portano l'episema orizzontale si allarga tutta la figura neumatica; se porta l'episema solo la prima nota allora si appoggia e vibra solo la prima nota e le altre seguiranno più leggere; se ci sono 3 note con la prima staccata (punctum quadratum è Pes) la prima nota viene poggiata e vibrata come se avesse l'episema e le altre seguono leggere senza appoggio; se è formato da un Pes+Virga allora la seconda nota porta l'ictus ritmico in senso di appoggio e vibrato; se formato da punctum+torculus allora la nota staccata è eseguita con appoggio ritmico e vibrato come se avesse non solo l'ictus ritmico ma anche un episema. Quindi la prima nota del torculus perde l'ictus ritmico. NB. Lo scandicus non è sempre formato da 3 note ascendenti ma può averne anche più di 3. L'importante è la struttura neumatica, cioè, se la prima nota è staccata o unita. Quando si ha il caso di scandicus formato da più Pes, la prima nota del primo Pes riceve un impulso e una vibrazione ben sentiti, di modo che fioriscano leggeri tutti gli altri suoni ascendenti, senza che vi sia un altro impulso di uguale intensità.
Salicus: è composto da 3-5 note tutte ascendenti delle quali le ultime 2 formano un Pes con l'ictus sulla prima nota. Ci sono 2 tipi di salicus: forma scendente con le 2 ultime note in Pes e forma composta di 3 note di cui le prime due all'unisono. L'esecuzione del salicus della prima forma sta in un prolungato vibrato ed espressivo della nota ittica come se vi fosse un episema senza però diminuire il valore dell'ultima nota la quale deve essere cantata pienamente e con un legato con la precedente. L'esecuzione della seconda forma di salicus con le due prime note all'unisono, per sé si può eseguire in modi: ripercuotendo la seconda nota o cantando le prime 2 note come un pressus.
Climacus: è una virga a cui sono subposti 2 o più accenti gravi. Non è un neuma che si debba eseguire in discesa ma tutte le note hanno il loro tempo e risentono dell'andamento generale del brano. Spesso il ritmo viene leggermente mutato con l'intervento di un segno ritmico sulla seconda nota.

Segni ritmici

Ictus ritmico o episema verticale (|): è una linea verticale che si pone sopra o sotto una nota per indicare il movimento ritmico della melodia, perciò, non indica né forza né lunghezza ma solo l'ordine del movimento melodico eccetto nei casi in cui l'accento tonico coincide con la parola. Il posto dell'ictus ritmico è ogni 2 o 3 note. Gli ictus venivano ritmati dagli antichi monaci mentre passeggiavano lungo il chiostro: la colonna è il punto di arrivo dell'arco precedente ed insieme il punto di partenza dell'arco seguente. L'ictus è la colonna delle varie onde melodiche e su di esso si appoggia il punto di arrivo, di riposo (tesi) per poi riprendere il volo verso il nuovo arco melodico con un movimento di slancio (arsi). Hanno l'ictus ritmico tutte le note segnate con l'episema verticale, tutte le note lunghe (puntate, pressus, bivirga, trivirga, distrofa, tristrofa), la prima nota di ogni neuma.
Episema orizzontale (–): è una linea orizzontale che si pone sopra o sotto una o più note. Mentre l'ictus ritmico segna l'ordine del movimento passo passo, l'episema orizzontale segna il movimento in senso agogico e stilistico determinando una leggera variazione del movimento. Può essere di 3 tipi: posto su note cadenziali rallentando tutte le note della medesima cadenza; posto su note isolate porta al prolungamento sino a raggiungere il raddoppiamento della nota; posto su gruppi di note, tutto il gruppo di note va eseguito con un leggero rallentamento senza perdere il ritmo complessivo.
Punctum o mora vocis (.): si mette dopo una nota per raddoppiarne la durata.
Virgola o apostrofo ('): si pone sempre in alto sull'ultima riga del rigo per indicare una piccola divisione logica e un breve respiro “rubando” il tempo alla nota precedente.
Legatura (ب): è una linea semicurva che si usa per unire 2 incisi (parti melodiche); l'esecuzione non deve fermarsi ma deve continuare.
Stanghette:

  • quarto di stanghetta (|): indica la pausa d'inciso;
  • semi-stanghetta (|): indica la pausa di uno o più incisi;
  • doppia stanghetta (): indica la fine del rigo;
  • asterisco (*): indica l'attacco per il coro o i cantori;
  • crocetta (): indica la cadenza di flexa.

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